Questo Municipio ha sempre dedicato ampio spazio ad iniziative culturali, di ogni genere, senza la benché minima preclusione verso alcun tipo di espressione artistica. Vogliamo partire da un presupposto, considerata anche l’esperienza maturata dopo più di un anno di pandemia, utilizzeremo il teatro, intendendo così ogni luogo e spazio in cui si esercita l’arte;
“Siamo noi che dobbiamo andare al Teatro o è il Teatro che deve venire da noi?”
Siamo noi, tutti i cittadini di un territorio urbano, che per usufruire della cultura dobbiamo recarci nei luoghi istituzionali e sacri in cui si esercitano Arte e Conoscenza, o sono i teatri, i conservatori, le pinacoteche, le biblioteche centrali, le università che devono andare verso le persone delle aree urbane più decentrate, per ammirare i pittori delle periferie, gli attori e i musicisti delle strade, i narratori di storie che si cimentano nelle case delle associazioni o negli oratori?
Questo è il problema ed è anche il passaggio “delicato” che stiamo affrontando, mentre il sistema culturale consolidato sembra dare colpa alla realtà (il distacco delle persone dalla cultura), mentre le pubbliche amministrazioni riescono ogni tanto a rimettere in piedi vecchie fabbriche o caserme pur non avendo idee chiare su cosa farne, nel mondo reale emerge sempre più un fiorire di fermenti informali, ancora minoritari, che tracciano una mappa del bisogno di arte , mostrando che la cultura sboccia anche se non assistita, che la creatività coagula grazie a processi condivisi e diffusi, mostrando che le connessioni e le alleanze contano ben più delle etichette e delle barriere. Dopo essere stata confinata per molto tempo nelle caselle nominalistiche e nei supporti materiali (ogni libro, ogni museo, ogni teatro è cultura), la cultura esplora, nel nostro tempo, nuovi sentieri più attenti al contenuto che alla forma.
Consumatori incalliti di musica, danza, teatro, pittura letteratura, filosofia, di narrazioni danno voce alle proprie urgenze espressive così generando nuovo testo culturale, veri e propri “user generated cultural contents”. Artisti creativi attivano nuovi canali di scambio basati su una relazione empatica con la domanda; piccole o grandi comunità territoriali sperimentano nuove modalità di condivisione e fruizione dell’arte, attraverso intriganti giochi culturali.
Così in Francia, così in Italia, cosi nei paesi d’Europa, così accade anche nel nostro territorio “municipale”, il bisogno di arte e di cultura cambia sempre più le modalità di erogazione, cambiano i soggetti, sempre più mille teatri, sempre più mille Conservatori, sempre più mille mostre di strada e sempre più protagonisti ed elaboratori di testo.
Tutto questo, nel periodo delle pandemie, è diventato una proposta on line, ma il fatto che la tecnologia abbia surrogato la “fisicità” dell’incontro artistico, non ha spento il desiderio di essere produttori. In questo contesto (era già un processo in atto,) si sono riscoperti i classici della letteratura e della filosofia. Nel momento in cui le politiche di lockdown e di distanziamento sociale atte a contrastare il virus, sono divenute limite della nostra vita, il bisogno di rigenerarsi attraverso i classici (il caso di Petrarca e Boccaccio con LA PESTE NERA) ma anche Tucidide (LA PESTE DI ATENE), è apparso evidente. Durante la prima e la seconda ondata di Covid, sono state molte le iniziative sul Decamerone di Boccaccio e sull’opera di Petrarca, tutte in forma on line. Al di là della contingenza sanitaria, vi è poi un motivo più stringente legato al sapere dell’uomo moderno, in relazione alle tecnologie e le conoscenze specifiche in essere nel nostro mondo. Riscoprire i “classici” significa fermarsi un momento per capire meglio che cosa stiamo diventando, che qualità della vita vogliamo, e se la Vita migliore è quella che insieme alla salute del corpo si armonizza con il benessere della relazione umana.
E’ dunque in un momento delicato come questo, in cui abbiamo bisogno di riscoprire la vitalità di “Bios”, in un momento in cui abbiamo bisogno di connotare meglio l’Europa , la politica vicina alle persone, l’arte e l’amore, che ci sentiamo di proporre storie di filosofia, storie del nostro territorio, storie dei borghi dell’Europa, storie di poeti classici e di poeti che vivono oggi accanto a noi, storie di donne che hanno inventato la libertà per come noi oggi la viviamo; questa ci sembra una proposta culturale intelligente, concreta, investimento a costo zero. Cercheremo narratori che sappiano riproporre la grande filosofia d’ Europa, le sue grandi testimonianze letterarie classiche, ma anche le sue manifestazioni di musica, le sue storie di grande pittura, i suoi riti di danza e ballo e cominciamo a sentire l’esigenza di proporre una finestra sulle sue scienze che, partendo da Galileo e Newton, sono giunte oggi a studiare il tempo che “cambia” a seconda dello spazio, il tempo che non esiste, per raccontare tutto questo.
Ci piacerebbe che si adottasse uno slogan a valere per ogni persona, ma anche per noi, soprattutto per noi che facciamo politica, poiché “La cultura non si predica, si pratica”. E’ una piccola grande “rivoluzione copernicana”, che si fonda su un principio molto semplice ma innovativo: stimolare, far “vivere il centro” della ricerca e della elaborazione artistica, nei “mille luoghi” del territorio, quelli più periferici, quelli più limitati nello spazio, quelli più disadorni e disattrezzati, quelli in cui la gente non viene mai perché la vita sociale della zona è dura e complicata, oppure quelli che non si pensano usufruibili, per esempio quelli che un privato ti potrebbe mettere a disposizione per esibirti. Vedremo anche questo.
Concentriamoci prima sul metodo e sulla “pacifica rivoluzione dei mille fiori aperti” nei quartieri decentrati delle nostre città, capace di unire la sua autonoma forza a quella dei luoghi “centrali” convenzionalmente deputati a proporre la Cultura (La Scala, Il Conservatorio, La Biennale, I grandi teatri del centro, le facoltà universitarie, la Pinacoteca, La Sormani, etc ). Non si tratta di erigere un muro contro la bellezza e l’arte che questi luoghi propongono, semmai di riequilibrare i consumi di arte ma soprattutto di decentrare il protagonismo creativo, attori, narratrici, pittori, musiciste, danzatrici, sperimentatori d’arte di ogni età e di ogni sesso che nascono e fanno spettacolo partendo dal basso, scegliendo qualunque spazio offra la strada, il quartiere. E quindi siamo noi, i municipi di Milano, o qualunque struttura amministrativa del decentramento Italiano; siamo noi istituzioni politiche che possiamo attivare questo movimento, senza attendere il segnale dall’alto del sistema. Ed ecco la piccola, grande svolta “copernicana” dell’arte.
Riteniamo che vi sia una richiesta d’arte fatta, non solo di ascolto e visione, ma anche di elaborazione e proposizione autonoma e che questo moto autonomo, tra i giovani e le persone in generale, sia molto più esteso, vivo, capillare, più forte di quanto si immagini. Per questo ci siamo posti la domanda di cosa sia possibile fare come politica e, in particolare, come Municipio. Stimoleremo e dialogheremo con le Associazioni culturali, affinché non pensino immediatamente a creare un evento di rilievo già costruito in ogni dettaglio scenico e di marketing, che serviranno in seguito, un evento che abbia bisogno di tre/quattro/ottomila euro per essere allestito, bensì di organizzare a costo zero, concentrandoci completamente sui contenuti, sulla comunicazione e su coloro che assisteranno all’ iniziativa e soprattutto sulle relazioni nel territorio. I primi eventi si possono organizzare nelle librerie, nei caffè letterari, nelle case dei municipi dedicate alle associazioni e sulle piattaforme on line, cercando partnership con i “proprietari”, cercando sinergie tra cultura/immagine/visibilità/economie di scala del territorio. Si potrebbero sviluppare contatti con librerie locali, in modo di accrescerne anche la visibilità, per allestire piccoli concerti acustici alternati a letture di poesia, oppure un piccolo simposio di filosofia, un invito ad un autore locale per parlare del suo nuovo libro, un dibattito su un tema di etica, sono molte le iniziative possibili.
Eventi a costo zero, se non il tempo di preparazione degli artisti che, tuttavia, permettono di ottenere due cose fondamentali: legare e creare relazioni con librerie della zona, caffetterie aperte alle rappresentazioni narrative locali, enti, fondazioni, altre associazioni territoriali, relazioni con un piccolo pubblico con cui ci si fidelizza persone coinvolgibili sempre più in altre manifestazioni che richiamano a loro volta altro pubblico. Si crea così una rete fatta di artisti/punti privati del mercato, pubblico che ascolta e che può essere anche coinvolto dentro il progetto artistico, una catena virtuosa capace di espandere il bisogno di arte, della sua rappresentazione e del ritorno economico per chi offre ospitalità all’evento.
Riteniamo ancora più importante che queste manifestazioni su scala “ridotta”, consentano di cimentarsi, di sperimentare le idee ed anche di sbagliare qualcosa, di vedere il proprio limite e lavorare artisticamente per superarlo, comprendendo cosa fare per migliorare la gestione delle risorse, delle persone, dei propri contenuti artistici anche laddove non entrano in sintonia col pubblico, la comunicazione, la recitazione l’interpretazione. Richiederemo, come già avvenuto in passato, di snellire l’iter procedurale per la concessione dei contributi e l’utilizzo degli spazi pubblici, poiché molte associazioni, non avendo personale da dedicare specificatamente al disbrigo di tali adempimenti, manifestano spesso delle difficoltà, che comporta a volte la rinuncia a partecipare.
Noi non vogliamo assolutamente perdere questa ricchezza che proviene dal territorio. La qualità della proposta culturale/artistica, in una fase così delicata, può fornire orientamento a tutti i soggetti in gioco, le scuole, le associazioni culturali, le librerie e le biblioteche rionali, le imprese artigianali territoriali, persino ad imprese che hanno bisogno di condividere con le proprie risorse umane gli obiettivi di sviluppo e di crescita. Occorre mappare tutti i soggetti privati e pubblici che potrebbero accogliere iniziative culturali per il territorio del Municipio, per esempio le librerie, le caffetterie di incontro per aperitivi e manifestazioni artistiche, le biblioteche pubbliche rionali, privati che ospitano conference, spazi come le case delle associazioni o ambiti Oratoriali, Scuole primarie e secondarie.
Dovrà essere costruito un canale di confronto con tutte le associazioni, in primis quelle culturali, tutti i gruppi, le fondazioni, ricercatori autonomi, stampa locale, per elaborare proposte che tengano conto di idee e suggerimenti finalizzate a migliorare la qualità del prodotto artistico/culturale complessivo. Si dovranno incontrare le scuole, gli oratori, le imprese artigiane della zona, le associazioni culturali, le biblioteche rionali, le fondazioni, per conoscere la disponibilità di spazi, da concedere a coloro i quali intendano intraprendere percorsi artistici di divulgazione e narrazione di contenuti letterari/filosofici/scientifici sul territorio. Avvieremo percorsi di interlocuzione con la popolazione del Municipio, per conoscere il fabbisogno artistico, il fabbisogno culturale, l’individuazione di iniziative specifiche del territorio, la sensibilità collettiva sulla necessità di arte. Ricercheremo gemellaggi e partnership culturali con aree e luoghi europei, per la ricerca comune della bellezza e dello scambio culturale. Realizzeremo questi progetti nel prossimo quinquennio, spinti dal nostro entusiasmo, voglia di sperimentare e coerenza.
Continueremo a realizzare rassegne musicali di ogni genere, dall’apprezzatissimo Fuori Scala con cantanti di prima grandezza, a concorsi di bande musicali dal pop all’heavy metal, perché crediamo nel messaggio universale trasmesso dalla musica. Organizzeremo ancora pieces teatrali sia in ambienti chiusi che in spazi aperti, dedicate agli adulti e ai più piccoli, dando voce ai grandi autori del passato, concludendo i lavori del “nuovo spazio” per gli spettacoli all’aperto, a Villa Litta, in mezzo alla natura, in quanto riteniamo che il teatro trasmetta insegnamenti e valori, soprattutto alle nuove generazioni. Lasceremo nuovamente che scultori e pittori liberino tutto il loro genio, dedicando giornate intere alla pittura come nel caso dell’iniziativa “Il Municipio 9 visto con gli occhi dell’artista”, perché vogliamo pensare ad un Municipio ispirato ai valori artistici più profondi.
E ancora stiamo lavorando per arricchire i nostri luoghi simboli di nuove opere d’arte, come nel caso della Sala Matrimoni di Villa Litta, che tra poco ospiterà alcuni capolavori senza tempo. Continuando la stimolante collaborazione con i tanti teatri presenti sul territorio, intensificheremo la collaborazione con il Teatro degli Arcimboldi, i cui gestori hanno dimostrato da subito la voglia di dialogare con il Municipio 9 ed il suo territorio, per avvicinare, anche con eventi in esterno, la cultura teatrale internazionale ai cittadini. Non si può dimenticare inoltre, il lavoro che intendiamo proseguire con uno dei fiori all’occhiello del Municipio 9, la storica Banda d’Affori che, con la sua musica popolare allieta adulti e bambini, lungo le strade del Municipio.