CRISTINA BELGIOIOSO ED ALESSANDRO MANZONI SI INCONTRANO A VILLA LITTA
19/09/2022
Così ci racconta Maria Anna Caracciolo, a cui dobbiamo queste bellissime righe.
Da tre anni Cristina Trivulzio di Belgioioso ed Alessandro Manzoni sono seduti su due panchine nel parco di Villa Litta Modignani ad Affori. Tanti altri personaggi di importante lignaggio hanno dimorato , frequentato ed animato Villa Litta Modignani ed avrebbero meritato di essere raffigurati su questi arredi urbani . Una scelta personale , sul Manzoni e la Principessa Cristina Trivulzio di Belgiojoso, motivata dal desiderio di riappacificarli in quell’aldilà che grandi religioni dicono essere un luogo senza dolore, pieno di luce, uno spazio dell’anima. In quello spazio parleranno, si confronteranno trovando un modo per riappacificarsi: la bellezza e la forza del perdono.

Lei grande benefattrice, coltissima , estroversa ( mai da piccola avrebbe immaginato di diventarlo, impaurita al solo essere guardata ) . Grande patriota sempre sulle barricate per l’unità d’Italia ideando e finanziando le “ Brigate Belgioioso” che ebbero grandissima eco su tutto lo stivale durante il periodo del risorgimento. Si rifugiava spesso in questa Villa, dalla madre Vittoria Gherardini , perché inseguita dalla polizia austriaca. Una penna libera e rispettata in tantissimi salotti letterari in Italia ed all’estero : quello di Villa Litta in Affori il più importante dell’Italia del Nord. Guardò sempre avanti impegnandosi affinché le donne iniziassero ad acculturarsi per affrancarsi dai costumi che riconosceva loro solo il ruolo di custodi del focolare domestico.
Si impegnò strenuamente perché i giovanissimi ragazzi ,costretti ad occuparsi dei lavori nei campi, non trascurassero la loro alfabetizzazione. Mise in atto una lunga e dura battaglia di scolarizzazione che generò non poche critiche da parte di Alessandro Manzoni chiedendosi chi avrebbe pensato all’agricoltura se fossero state tolte giovanissime braccia : bambini di appena 7-8 anni.
Scontri e battibecchi , avvennero tra i due, oltre che epistolarmente anche durante le visite del grande drammaturgo in Villa Litta . Manzoni era affascinato dalla cura e bellezza del nostro parco e non disdegnava passeggiarvi trovando spunti di botanica ( lui già grande conoscitore e studioso ) per arricchire il rigoglioso polmone verde della sua Villa a Brusuglio. Arrivava alla guida del suo calesse percorrendo ca 4 km.
Lui, un uomo di lettere, maestro del romanticismo, meticoloso, umbratile, moralista, puntiglioso nell’annotare qualsiasi spesa del bilancio familiare ( a Brusuglio, nella sua biblioteca, molti quaderni lo testimoniano) . Fece uscire dai suoi “ Promessi Sposi” la simpatia , la bellezza della vita ( quella che non sapeva nemmeno lui di possedere e che portava nascosta in se ) ma anche le nevrosi del genere umano, l’incapacità di donarsi come del resto lui era : forse a causa dell’inconscio suo diritto di sentirsi in credito con la vita per aver dovuto accettare di essere stato generato da una relazione extra matrimonio della madre Giulia, peraltro da lui amatissima e sua grande consigliera di vita. Mal tollerava una donna libera che viveva con un ex marito (Principe Emiliano di Belgiojoso) pur avendo chiesto la separazione e con una figlia di sconosciuta paternità.
Ebbene lui, il grande Manzoni, tentò di far sciacquare a Cristina di Belgiojoso gli abiti dell’immoralità e non riuscendoci la bandì a tal punto da non concederle una visita alla madre Giulia Beccaria morente ( erano grandi amiche) impedendole anche di partecipare ai funerali . Si persero ma si sono ritrovati qui su queste due panchine dipinte dallo straordinario artista Claudio Bindella. Hanno tutto il tempo per riappacificarsi. Su due elementi di arredo urbano la bellezza di due dipinti che raccontano un pezzo di storia che ci appartiene.
Maria Anna Caracciolo
19 settembre 2022
La CULTURA, una definizione generica che comprende in se, sinteticamente, un insieme di valori, fatti di rappresentazioni figurative, verbali, scritte, espressone di contenuti umani capaci di dare valore ad una comunità, espressione di un SAPERE antico ma anche nuovo, evoluzione di quello antico in cui affonda le sue radici.
Una cultura che è anche ANIMA della popolazione da cui trae origine e che la condivide, ma non sempre la padroneggia, la conosce a fondo, e le vestigia storiche del nostro passato recente e remoto sono parte di quest’anima. Maria Anna Caracciolo ha cercato di aggiungere qualcosa a queste vestigia, raccontando figurativamente una storia che fa parte di questo nostro retroterra culturale.
E qui mi si permetta di dire che la cultura è spesso asservita al potere, costruita per dargli lustro, per legittimarlo, reclamata dal potere come sua esclusiva, manipolata per affermarsi, per frapporre una distanza tra il potere e chi non lo ha.
Nel tardo novecento e nel secolo in corso la cultura è stata più spesso ostaggio di una ben precisa parte politica, quella che, nelle sue diverse sfumature, chiamiamo SINISTRA, mentre la DESTRA è sempre apparsa meno presente, più orientata ad occuparsi di cose CONCRETE, cioè più materiali, legate all’immediatezza del vivere, ai conflitti dell’economia, ad aspetti più materiale del vivere, lasciando ad altri il quasi monopolio della cultura in tutti i suoi aspetti, tanto che nel mondo dell’arte l’orientamento politico a sinistra è diventato quasi un obbligo, per essere considerati parte del mondo dell’arte.
Questo mi appare folle, ma secondo la mia percezione è reale, ed è un gravissimo errore di quanti non ragionano a sinistra nella politica italiana aver trascurato e trascurare ancora l’importanza del mondo della cultura, dell’arte e della bellezza che questa esprime. Il materialismo non può essere la sola forma di espressione di quanti rigettano il pensiero collettivista, quel pensiero che trovò drammaticamente forma nel “materialismo storico” di Karl Marx, un pensiero che cozza frontalmente con l’espressione artistica, che è individuale, ancorché diretta a tutti quelli che la percepiscono e la apprezzano, e quindi appartiene più al mondo della destra che non a quello della sinistra, ma più sinceramente appartiene a TUTTI NOI, in quanto umani, in quanto cittadini, in quanto esseri senzienti e dotati di sensibilità e di memoria.
Una coltura di noi tutti, con la vocazione di unire, non di dividere.
Ing. Franco Puglia
19 settembre 2022