RICORDI DI UN’EPOCA E RIFLESSIONI SULL’OGGI.

20/09/2021 1 Di Ufficio Stampa

Riproponiamo un post su FaceBook del 2019, di Maria Anna Caracciolo, candidata al Municipio 9 in questa Lista Civica.

Maria Anna Caracciolo, 29 giugno 2019

Un abbraccio, Clemente, che la terra ti sia lieve.
Ripubblico questo post, certa della tua approvazione.
Il ricordo di un pomeriggio per me indimenticabile. Grazie.

Spirit de Milan: “2 giugno 2019” – (festa della Repubblica)

Allo Spirit de Milan (ex Livellara) si suona, si balla, si seguono lezioni di dialetto milanese, si gioca a carte, si beve e soprattutto ci si ritrova in compagnia fra giovani o più datati amici. Ogni volta per me una scoperta, dando retta alla curiosità di conoscere persone che mi attraggono per la loro lucidità, seppur non giovanissimi, nel raccontare fatti, eventi di storia e costume del loro quartiere. Uno stimolo a raccogliere il vissuto di chi ha voglia di narrarlo da testimone. Oggi Clemente, 85 anni, sta giocando a carte con tre amici: ghiotta è l’occasione per ascoltare ciò che mi dirà dopo aver calato un asso di bastoni, facendo esultare il suo compagno di tavolo. Mi attira molto questo personaggio, mi avvicino senza disturbare ed ho le orecchie come Dumbo.

“73 ani fa si votava per scegliere tra monarchia e repubblica. Il referendum diede ragione alla repubblica ed io avevo ca.13 anni”, dice rivolgendosi a me, guardandomi con scetticismo e non capacitandosi della mia presenza a quel tavolo di soli uomini. Ci guardiamo, ci presentiamo e nasce subito una simpatia reciproca. Mi sento sollevata e arguisco che posso restare .
E’ un fiume di descrizioni che faccio fatica a mettere a dimora istantaneamente: mi affretto a prendere appunti. Alcuni dettagli li tralascio perché attinenti alla sua sfera privatissima e rispetto il nostro accordo.

“Re Umberto di Savoia, detto “Stelassa” in riferimento alle sue presunte tendenze omosessuali, lasciò l’Italia per rifugiarsi in Portogallo”.
Vorrei approfondire il tema sulla sessualità del Re ma non me ne dà tempo : “lo riprenderemo con calma, se vorrà”, mi dice, aggiungendo e precisando che quello che mi dirà fu esattamente il clima di allora. Ascolto, libera di fare le mie considerazioni come quelle di chi sta leggendo.

“Nel 48 le elezioni politiche furono le prime, comunisti e socialisti si unirono in una coalizione chiamata fronte popolare. Pietro Nenni, socialista e persona a modo, fu sprovveduto ed ingenuo.
Come nei paesi dell’est Europa i socialisti aiutarono i comunisti ad andare al potere.
Scuotevano l’albero ma erano i comunisti a raccogliere le mele.

Passando davanti alle osterie della Bovisa, seppur piccolo, sentivo discorsi di comunisti che, sicuri di vincere, minacciavano epurazioni: con questo atteggiamento, ho sempre pensato, persero alle urne. L’uscita dal PSI di Giuseppe Saragat per fondare il PSDI tolse molti voti al fronte popolare ed intanto in Bovisa la ex casa del fascio diventa casa del popolo. I comunisti organizzarono gruppi di bambini della mia età facendoli sfilare con fazzoletto rosso al collo e basco blu per tutto il quartiere: si chiamarono pionieri, sostituendo i balilla oramai decaduti.
Il partito comunista, era la contro faccia atea della Chiesa, avevano in molte osterie fondato cellule intestate a partigiani caduti: i loro martiri. Il fronte popolare aveva come simbolo il volto di Garibaldi. La mia insegnante, che non era di sinistra, fece girare in classe una effigie in cartone dell’eroe dei due mondi: tirando la linguetta Garibaldi spariva ed appariva Stalin.

Lo slogan era: “Giù la maschera”.
Durante i venti anni di dittatura fascista gli adulti non furono mai chiamati a votare, diffidati anche dall’immischiarsi in temi che riguardassero la politica. Nelle fabbriche ed uffici furono appesi in quel periodo fascista cartelli che ammonivano : “Qui non si parla di politica, qui si lavora”.

L’ignoranza della gente fu molto sfruttata. Non esistevano TV, cellulari, tablets, internet; solo comizi nelle piazze o articoli nei giornali di partito. L’Unità (comunista), l’Avanti (socialista per la sinistra), Il popolo (Democrazia Cristiana).
Gli attivisti erano impegnati a vendere giornali porta a porta ed Il fronte popolare si ergeva a difensore delle masse lavoratrici. La democrazia cristiana era appoggiata dalla Chiesa ed i parroci comiziavano dai pulpiti. Pio XII scomunicò i comunisti e li definì apostati che incorrevano alla scomunica della Chiesa.

Mia madre, una tiepida di sinistra, mio padre grande sostenitore. Quando vinse la DC fu deluso dal risultato delle elezioni, ma rimase compagno per tutta la vita. Non tollerava che qualcuno avesse idee politiche contrarie alle sue, in casa imperava la censura e non entravano giornali o riviste che a lui non fossero graditi. Diceva: “In ca mia vegnen no”! (in casa mia non entrano).
Si dichiarava antifascista non accorgendosi che lui stesso applicava quella censura fascista che limitava e soffocava la libertà di espressione e di critica”.

Reclamano Clemente a smazzare le carte e lo saluto ringraziandolo per questa testimonianza. Lucido e attento a ciò che lo circonda nota la mia bicicletta scivolata a terra: si alza e mi aiuta a sistemare il sellino. Prima di incrociare il saluto con una stretta di mano, gli chiedo se ne è convinto, dopo avergli detto che ho amici omosessuali. Un po’ resta spiazzato, ma mi abbraccia, sorridendo, invitandomi ad un aperitivo in un prossimo incontro .

Clemente, un uomo che mi ha raccontato un pezzo della sua vita, in un quartiere alle porte di Milano che si chiama Bovisa e che lo ha visto nascere. Grazie per avermi autorizzato la pubblicazione e riportare tal quale ciò che mi è stato raccontato.

Ognuno ha la propria storia,le proprie idee politiche, il proprio credo. Ascoltare aiuta anche a capire meglio le atmosfere che si vivevano in tempi passati, ma non molto lontani.

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Questa storia merita una riflessione a parte, perché parla di politica in un’epoca di drammatiche contrapposizioni, mentre era in corso la “guerra fredda”, dopo quella calda combattuta sino al 1945. Ci racconta del mai sanato conflitto tra la “sinistra”, che all’epoca significava “comunismo”, e la destra, che all’epoca significava ancora “fascismo”, una distinzione mai sopita dal tempo, oggi edulcorata, ma solo in parte, che ci ripropone i medesimi dilemmi in questo scorcio di campagna elettorale milanese, dove la sinistra non è più quella, ma in parte non è cambiata, soprattutto negli atteggiamenti di intransigenza ideologica, dove le ragioni dell’avversario non hanno spazio, perché la VERITA’, interpretata in senso quasi religioso, non può che essere una sola. Dalla parte opposta la destra non più fascista, ma ancora tale per la sinistra, che coglie ogni occasione per affibbiare quello che ormai è un epiteto, usando un termine desueto, che caratterizza un momento storico, speriamo irripetibile, del nostro passato non poi così lontano.

Ed il grande assente resta, come sempre, l’UNITA’ NAZIONALE, i sentirsi tutti cittadini facenti parte di un medesimo progetto di vita, di un medesimo futuro, nella pluralità democratica dei punti di vista, nel rispetto delle minoranze, mettendo da parte la dittatura della maggioranza.

Una storia, quella di Clemente, che in parte ho vissuto anch’io, che commento questo bellissimo scritto di Maria Anna Caracciolo, perché i ricordi di Clemente sono anche i miei, sebbene lui mi abbia preceduto di una dozzina d’anni lungo il percorso della vita.
Ed in questo difficile 2021 di tarda pandemia virale siamo ancora qui, senza una vera visione comune di futuro, a contenderci il controllo politico di questa metropoli decadente, una Milano che non è più da bere, ma da ricostruire, economicamente e socialmente, reinventandone il ruolo di motore nazionale che, sin dal dopoguerra del ’45, ha sempre interpretato, all’epoca come motore dello sviluppo industriale, e quindi della ricchezza nazionale, ed oggi ….

Ed oggi non sappiamo dove ci conducono i nostri passi, in un panorama politico e sociale frammentato sino all’inverosimile, in un’Europa che appare sempre meno all’altezza dei nostri sogni giovanili, in un mondo sempre più fragile, devastato dal clima che imperversa e scosso dalle crisi economiche e sociali di un terzo mondo che scivola verso il quarto, mentre gli equilibri di potenza si spostano ad oriente.

Ed in questo scenario un pugno di donne e di uomini si spende per le strade della nostra città, per promuovere un sogno di cambiamento, neppure dai contorni così definiti, ma nel quale i confini tra destra e sinistra sono talvolta sfumati, perché si fa sempre più pressante il bisogno, fatto di cose concrete, che non hanno colore politico, che hanno bisogno di alleati, non di avversari, di cooperazione, non di steccati.
Chissà se la cittadinanza milanese sarà in grado di comprenderlo.

Ing. Franco Puglia