LA GUERRA DELLE CICLABILI
20/08/2021
A Milano sembra scoppiata una guerra tra ciclisti e automobilisti.
Le parti in lotta cercano di guadagnare spazi a scapito dell’altra fazione.
I ciclisti sono in netto vantaggio in corso Buenos Aires e stanno combattendo sul Sempione.
Gli automobilisti guadagnano spazi sui grandi svincoli verso le autostrade e tengono saldamente il ponte della Ghisolfa.
I nostri politici sembrano dare ragioni a fasi alterne all’una o all’altra fazione.
Da parte mia vorrei invocare un armistizio.
Tutti siamo, o vorremmo essere, sia automobilisti che ciclisti, quindi perché non collaborare?
La costruzione di barriere che ostacolano la mobilità (tipo i gradini in Schiavone o il restringimento delle carreggiate che stanno facendo ovunque, persino in corso Sempione) sono un danno sia per i ciclisti che per le automobili. Il miglioramento delle piste ciclabili e la messa in sicurezza dei percorsi pedonali é possibile senza penalizzare le auto.
Ci sono molte strade in cui, a causa dello spazio disponibile, è spesso difficile non ostacolare la circolazione automobilistica, o la sosta delle auto, se si vuole realizzare anche un percorso ciclabile. In questi casi é importante istituire zone a circolazione limitata a 30 km/h se viene troppo ridotta la carreggiata o il percorso pedonale.
Nelle strade strette, a senso unico, percorribili solo da una macchina, senza lo spazio per una motocicletta o una bicicletta, magari anche perché i marciapiedi sono inutilmente larghi rispetto alle necessità di traffico pedonale, la fruizione di questi percorsi va valutata con i cittadini che vivono a ridosso del percorso, perché questi conoscono meglio di chiunque altro che provenga da un altro quartiere quale sia la portata di traffico quella strada ed il tipo di fruizione prevalente.
Le piste ciclabili devono integrare i percorsi pedonali e/o automobilistici, senza entrare in competizione. Se si organizzassero parcheggi o ciclo-stazioni in punti chiave, gli utenti potrebbero arrivare in auto o con i mezzi pubblici e poi proseguire in bicicletta (o viceversa) e fare lo stesso al ritorno. Insomma i percorsi di bici auto e mezzi pubblici devono essere concepiti per integrarsi, non per essere alternativi, solo così finirà la guerra.
Michele Polito
Candidato al Consiglio
del Municipio 9 di Milano
Personalmente condivido questa impostazione. La città di Milano ha una rete stradale caotica, sorta senza una programmazione nel corso di decenni di sviluppo urbanistico, con strade spesso inadeguate alla loro dislocazione e funzione di arterie di collegamento circolari o radiali, ma peggio ancora sono le vie più antiche, e quelle di alcuni quartieri periferici mal disegnati.
La mobilità cittadina deve ottimizzare le risorse disponibili, senza farle entrare in conflitto tra loro, non dimenticando che se è pur vero che la mobilità automobilistica privata non è “dolce” quanto quella pubblica (se a trazione elettrica) o quanto quella su due ruote (bici e monopattini) resta il fatto che l’intera architettura del nostro sviluppo industriale e civile nasce dalle quattro ruote a motore, certo non dal cavallo o dalla bicicletta, che ci avrebbero, da soli, relegati nel Medioevo, o pressappoco.
Ing. Franco Puglia