
Milanesi del Municipio 9 di Milano.
Siamo reduci da una battaglia impossibile, combattuta in occasione delle elezioni amministrative per il rinnovo del Sindaco di Milano e del Consiglio Comunale, unitamente al Consiglio dei nove Municipi milanesi.
Siamo partiti da casa nostra, il Municipio 9, con l’obiettivo di migliorarlo partendo dai quartieri che lo compongono, usando lo strumento democratico di una Lista Civica elettorale. Non ce la abbiamo fatta: il vento soffiava altrove.
Ora vogliamo andare oltre, guardando a Milano nel suo insieme, perché una battaglia perduta, iniziata tardivamente e con alleati scomodi non significa che la guerra è perduta, perché noi ci siamo ancora ed i tanti milanesi che, pur sbagliando, non hanno voluto né questa Sinistra né questa Destra aspettano ancora un progetto credibile, una prospettiva da seguire.
Auspichiamo una SVOLTA politica nella gestione di Milano, una svolta da costruire in questi prossimi anni, mattone dopo mattone, con pazienza e perseveranza.
E’ tempo di cambiare, di imprimere una svolta alla politica milanese, riempiendo il vuoto lasciato al centro dalla destra populista ed abbandonando le politiche velleitarie della sinistra, travestite da GREEN ma sostanzialmente favorevoli alla speculazione edilizia e poco sensibili ai problemi delle periferie della metropoli, nonostante la sbandierata apparenza di partecipazione.
Siamo cittadini che ritengono che solo impegnandosi anche in politica si possa ottenere un miglioramento di questa città. La pubblica amministrazione non ascolta il singolo cittadino, ma è costretta a intervenire quando i cittadini si organizzano con una rappresentanza politica.
Non ci riconosciamo nei partiti tradizionali, che hanno dimostrato di non essere all’altezza delle grandi sfide del nostro tempo, e proponiamo un approccio diverso, fatto di concretezza, senza voler ricalcare i metodi e le prospettive fallimentari del Movimento 5 Stelle, che ha condotto tanti cittadini su un binario morto.
Se vuoi collaborare al progetto scrivi a: info@alcentroicittadini.it
I QUARTIERI DEL MUNICIPIO 9 DI MILANO
MILANESI CON MAURIZIO BOCCARDI, CHE CI INCANTA CON LA SUA MUSICA SU MILANO
(Maurizio Boccardi è stato candidato al Consiglio del Municipio 9 con la nostra Lista Civica)
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I NOSTRI ARTICOLI
LETTERA AL SINDACO DI MILANO ED AL PREFETTO

Buongiorno,
Trasmetto in allegato una mia DENUNCIA a nome di tutta la cittadinanza milanese che tace, per inerzia, per incapacità, perché ormai rassegnata al peggio e rifugiata nel mugugno e nell’invettiva improduttiva. Nelle elezioni regionali appena trascorse il 60% della popolazione si è astenuta dal voto, in tutte le aree politiche, sintomo non nuovo di disaffezione, rassegnazione, disperazione a fronte di una Pubblica Amministrazione incapace di fornire risposte credibili e VISIBILI a problemi quotidiani della gente.
Quello che denuncio non è il problema numero uno, ma descrive il degrado della QUALITA’DELLA VITA nel comprensorio urbano, una condizione da cui discendono tutte le altre. Chiedo, qui interpretando certamente il sentire silenzioso di tutta la cittadinanza, misure di intervento CERTE, VISIBILI ed EFFICACI.
Grazie per l’attenzione.
—
Ing. Franco Puglia
tel. 346.5872240
I RISULTATI DELLE REGIONALI 2023 A MILANO

Questi i risultati delle elezioni regionali lombarde nella città di Milano, in contrasto con il risultato regionale complessivo, che premia la destra, con la rielezione di Attilio Fontana alla presidenza della Regione Lombardia e la posizione preminente di Fratelli d’Italia su tutti i partiti, come a livello nazionale.
Un risultato che pone un problema, non nuovo: il conflitto di visione politica ed amministrativa tra Regione e capoluogo di regione, la città di Milano, la più importante d’Italia.
I numeri sono eloquenti, e confermano una vocazione “sinistra” di un buon numero di residenti milanesi, col paradosso che questi risiedono in prevalenza nei quartieri centrali della città, piuttosto che nelle periferie.
Anche il terzo polo raggiunge qui un risultato significativo, poco al di sotto della destra, e si tratta di una base elettorale solo teoricamente “liberale”, in quanto il riferimento sono personaggi che provengono dal PD, come Renzi e Calenda, e se il risultato complessivo lombardo non fosse stato largamente a favore della destra con Fontana, un’alleanza di governo in Lombardia tra la sinistra ed il terzo polo sarebbe stata scontata, mentre non lo sarebbe stata affatto una analoga alleanza tra il terzo polo e la destra.
La domanda è seria: come si fa a governare un territorio chiave come la Lombardia, con una politica orientata ad ovest mentre Milano si muove verso est? Un’isola “rossa” all’interno di un mare “verde e azzurro”, mentre i grandi temi che interessano a tutti NON hanno colore politico, ma impatto sociale si, e si parla di sanità, immigrazione, sicurezza, lavoro.
Non ho i dati dei votanti al Municipio 9, ma non sono rilevanti . Ciò che conta è il potenziale conflitto paralizzante tra le politiche del governo lombardo e quelle milanesi del sindaco Sala, anche se, tutto sommato, purtroppo, ormai molte politiche sono analoghe, perché obbediscono a direttive di ordine nazionale o, addirittura, europeo, si che il conflitto è più a livello di conquista di poltrone che di risultati per la cittadinanza. Ma questo passa il convento, quando i cittadini ignorano la politica e non si impegnano neppure un poco per tentare di cambiare le cose a loro favore.
Ing. Franco Puglia
13 febbraio 2023
CRISTINA BELGIOIOSO ED ALESSANDRO MANZONI SI INCONTRANO A VILLA LITTA

Così ci racconta Maria Anna Caracciolo, a cui dobbiamo queste bellissime righe.
Da tre anni Cristina Trivulzio di Belgioioso ed Alessandro Manzoni sono seduti su due panchine nel parco di Villa Litta Modignani ad Affori. Tanti altri personaggi di importante lignaggio hanno dimorato , frequentato ed animato Villa Litta Modignani ed avrebbero meritato di essere raffigurati su questi arredi urbani . Una scelta personale , sul Manzoni e la Principessa Cristina Trivulzio di Belgiojoso, motivata dal desiderio di riappacificarli in quell’aldilà che grandi religioni dicono essere un luogo senza dolore, pieno di luce, uno spazio dell’anima. In quello spazio parleranno, si confronteranno trovando un modo per riappacificarsi: la bellezza e la forza del perdono.

Lei grande benefattrice, coltissima , estroversa ( mai da piccola avrebbe immaginato di diventarlo, impaurita al solo essere guardata ) . Grande patriota sempre sulle barricate per l’unità d’Italia ideando e finanziando le “ Brigate Belgioioso” che ebbero grandissima eco su tutto lo stivale durante il periodo del risorgimento. Si rifugiava spesso in questa Villa, dalla madre Vittoria Gherardini , perché inseguita dalla polizia austriaca. Una penna libera e rispettata in tantissimi salotti letterari in Italia ed all’estero : quello di Villa Litta in Affori il più importante dell’Italia del Nord. Guardò sempre avanti impegnandosi affinché le donne iniziassero ad acculturarsi per affrancarsi dai costumi che riconosceva loro solo il ruolo di custodi del focolare domestico.
Si impegnò strenuamente perché i giovanissimi ragazzi ,costretti ad occuparsi dei lavori nei campi, non trascurassero la loro alfabetizzazione. Mise in atto una lunga e dura battaglia di scolarizzazione che generò non poche critiche da parte di Alessandro Manzoni chiedendosi chi avrebbe pensato all’agricoltura se fossero state tolte giovanissime braccia : bambini di appena 7-8 anni.
Scontri e battibecchi , avvennero tra i due, oltre che epistolarmente anche durante le visite del grande drammaturgo in Villa Litta . Manzoni era affascinato dalla cura e bellezza del nostro parco e non disdegnava passeggiarvi trovando spunti di botanica ( lui già grande conoscitore e studioso ) per arricchire il rigoglioso polmone verde della sua Villa a Brusuglio. Arrivava alla guida del suo calesse percorrendo ca 4 km.
Lui, un uomo di lettere, maestro del romanticismo, meticoloso, umbratile, moralista, puntiglioso nell’annotare qualsiasi spesa del bilancio familiare ( a Brusuglio, nella sua biblioteca, molti quaderni lo testimoniano) . Fece uscire dai suoi “ Promessi Sposi” la simpatia , la bellezza della vita ( quella che non sapeva nemmeno lui di possedere e che portava nascosta in se ) ma anche le nevrosi del genere umano, l’incapacità di donarsi come del resto lui era : forse a causa dell’inconscio suo diritto di sentirsi in credito con la vita per aver dovuto accettare di essere stato generato da una relazione extra matrimonio della madre Giulia, peraltro da lui amatissima e sua grande consigliera di vita. Mal tollerava una donna libera che viveva con un ex marito (Principe Emiliano di Belgiojoso) pur avendo chiesto la separazione e con una figlia di sconosciuta paternità.
Ebbene lui, il grande Manzoni, tentò di far sciacquare a Cristina di Belgiojoso gli abiti dell’immoralità e non riuscendoci la bandì a tal punto da non concederle una visita alla madre Giulia Beccaria morente ( erano grandi amiche) impedendole anche di partecipare ai funerali . Si persero ma si sono ritrovati qui su queste due panchine dipinte dallo straordinario artista Claudio Bindella. Hanno tutto il tempo per riappacificarsi. Su due elementi di arredo urbano la bellezza di due dipinti che raccontano un pezzo di storia che ci appartiene.
Maria Anna Caracciolo
19 settembre 2022
25 SETTEMBRE VERSO UN FUTURO OSCURO

Il 25 settembre prossimo venturo l’Italia va alle urne per eleggere i suoi rappresentanti in Parlamento. Un’occasione per cambiare le cose, per rinnovare il Paese, e Dio sa se ne ha bisogno, ma non sarà così, perché gli interpreti della commedia all’italiana sono sempre gli stessi, apparentemente spaccati tra una sinistra ormai irriconoscibile per quanti provengono dalla vecchia sinistra social comunista ed una destra altrettanto mutata rispetto alla destra di impronta cattolica di tanti decenni fa, variegata di sfumature liberali e socialiste.
Alle urne si presentano quindi due schieramenti, ma anche tre, o quattro, visto che al polo della destra, ormai quasi storica, di Berlusconi, Salvini e Meloni (i nomi dei partiti sono diventati irrilevanti), ed alla sinistra camaleontica del PD e delle sue frange si oppone il nuovo “terzo polo” di Calenda e Renzi, mentre a lato della sinistra corre in solitaria, ma in coda, ciò che resta del movimento di Grillo, con alla testa Giuseppe Conte.
Dire che gli elettori italiani siano perplessi di fronte a queste alternative è dir poco:
. I programmi dei concorrenti sono assimilabili, con qualche differenza ma molto in comune
. I diversi leader, per motivi diversi, non godono di simpatie di massa importanti
. Ormai sono tutti europeisti, anche quanti non lo erano, con trascurabili eccezioni tra le frange
. Sulla politica estera sono tutti allineati, qualcuno obtorto collo, altri più convintamente
. Tutti allineati sulla politica energetica, salvo i 5 Stelle a cui resta solo quella bandierina
Questo a grandi linee, naturalmente.
Tenuto conto di tutto, l’astensione appare a molti la scelta migliore, e tuttavia è ben presente la consapevolezza dell’impotenza di una scelta astensionistica a fronte dei problemi spaventosi che abbiamo di fronte, di cui si era persa la memoria:
. crisi energetica grave come non mai, fatta non solo di prezzi ma di disponibilità vera e propria
di materie prime.
. inflazione a due cifre, una situazione di cui hanno memoria solo i più anziani, figli della Lira
. guerra aperta in Europa, tra Russia ed Ucraina, con una minaccia incombente su tutto il
continente, anche di natura nucleare.
. pandemia dormiente, ma non esaurita, accompagnata da nuove epidemie minori, per ora
. debito pubblico galattico, perché dire stellare non basta più
. drammatica disoccupazione alle porte, per la chiusura di troppe aziende incapaci di sostenere
i nuovi costi dell’energia.
. svalutazione della moneta europea che si cambia oggi alla pari col dollaro, accusando una
perdita di valore del 20% nel corso di pochi mesi.
Di fronte ad un tale scenario lo stimolo è quello di aggrapparsi a qualcosa, a qualsiasi cosa, purché capace di interrompere in qualche modo, anche a suon di errori non irreparabili, il corso degli eventi.
Per chi scrive e per quanti parteciparono al progetto politico di “Alcentroicittadini” con la speranza, disillusa, di mantenere almeno il controllo del Municipio 9 di Milano, la scelta obbligata è a destra, anche se a molti, probabilmente, questa destra non piace affatto, perché in cuor loro pensano ad una cosa diversa, ancora collocabile a destra per alcuni valori condivisi, ma una destra di stampo liberale, autenticamente democratica e non statalista.
Alcuni miei amici di area liberale hanno guardato con interesse al Terzo Polo, in particolare alla figura di Carlo Calenda. E’ un interesse che comprendo, perché tra tutti i personaggi che calcano la scena politica è quello che parla più di altri con un linguaggio schietto e pragmatico.
Il suo punto debole sono le sue origini a sinistra, ed il richiamo della foresta rossa che recentemente ha ben mostrato di percepire ancora.
Sono certo che, se i due schieramenti di destra e sinistra uscissero più o meno paritari da queste elezioni ed il Terzo Polo diventasse determinante per la formazione di un governo, la scelta di Calenda andrebbe a sinistra, riconsegnandoci nelle mani di chi ha contribuito in questi anni alla rovina del Paese. Questa certezza mi tiene distante da Calenda, pur provando un grande imbarazzo se mi giro dall’altra parte, verso destra. Ma c’è poco da scegliere, purtroppo, e DOBBIAMO SCEGLIERE, e la sinistra non è una via praticabile per noi.
Un commento a parte lo merita Carlo Cottarelli, una persona verso la quale nutrivo, e nutro ancora, stima per le sue qualità di economista, che si è candidato come indipendente, lui dice, con +Europa, il poltronificio costruito da Emma Bonino e Benedetto Della Vedova, mentre in TV viene genericamente accreditato come candidato del polo della sinistra.
Un uomo che non ha voluto digerire questa destra, per avvelenarsi invece con questa sinistra, accampando la scusa di un contenitore europeista di maniera come la formazione Bonino-Della Vedova. Non lo prendo in considerazione. E’ stata una delusione, per me, che lo vedevo bene come primo ministro di un qualsiasi futuro governo, al posto di Draghi, che suppongo non abbia progetti di proseguimento della sua attuale investitura, anche se viene tirato per la giacchetta.
Questo lo scenario politico imminente, prima che sopraggiunga il più gelido inverno di cui abbiamo memoria dal 1945 in poi.
Ing. Franco Puglia
31 Agosto 2022
LA SPAZZATURA NON HA COLORE POLITICO

Al sindaco di Milano Giuseppe Sala
con copia ad AMSA SpA
Come scritto in oggetto, “la spazzatura non ha colore politico”, e va rimossa dalla città, chiunque la governi.
Ed è TANTA, TROPPA.
Le risorse sono probabilmente insufficienti, e questo significa che vanno ridimensionate.
Rimuovere la spazzatura non significa soltanto raccogliere quella che, bene o male, viene convogliata dalle abitazioni nei bidoni poi svuotati periodicamente da AMSA, ma significa anche raccogliere quella che viene abbandonata per le strade da “selvaggi” che non meritano di avere posto nella società milanese. Ma CI SONO, e non possiamo eliminarli, e sono presenti soprattutto nelle periferie milanesi, vale a dire in 8 Municipi su 9 di questa città, o quasi. Questi “selvaggi”, come i topi di fogna, escono di notte, dopo il calar del sole, e si accampano nelle aree verdi, per consumare pasti approssimativi e soprattutto BERE alcoolici in quantità abnormi.
La birra impera, e le bottiglie di vetro sono sparse ovunque, intere ma troppo spesso in frantumi, difficili da raccogliere, letali per le zampe di quegli inermi animali che vivono nelle nostre case, e che non calzano gli stivali. Ed i progetti del Comune prevedono, giustamente, l’ampliamento delle aree verdi in città, ma le aree verdi sono, sempre di più, aree di bivacco e raccolta di immondizia !
Io non so se AMSA faccia TUTTO quello che può fare o che dovrebbe fare.
AMSA è pur sempre una società che può spendere non più di quello che incassa, per svolgere il suo servizio, come da contratto col Comune di Milano. Quindi, o AMSA non onora il suo contratto come dovrebbe, o le risorse economiche a disposizione sono insufficienti.
I cittadini non sono in grado di determinarlo, ma gli organi del Comune di Milano si.
Le mie osservazioni sono quelle di un cittadino che percorre le strade dell’area nord-est di Milano, zona Bicocca, lungo le arterie di viale Sarca, Fulvio Testi e Suzzani. C’è molto verde da queste parti, per fortuna, anche senza raggiungere il Parco Nord, ma è un VERDE ABBANDONATO, compromesso dalla siccità ma anche dall’assenza di qualsiasi forma di manutenzione.
Le foglie secche degli alberi non vengono MAI raccolte, e vengono tramandate di anno in anno a quello successivo, sino a completa marcescenza o polverizzazione; un processo lungo.
La percezione di disordine, di trascuratezza, induce i selvaggi a curarsi ancor meno dell’ambiente attorno a loro, contribuendo al degrado generale.
Perché funziona così: il degrado induce degrado. Gli esseri umani si adeguano all’ambiente, e non lo rispettano se percepiscono una assenza di cura e rispetto generalizzata.
Ma se anche queste persone avessero uno scatto improvviso di civiltà, non sono in grado di metterlo in atto, perché i bidoni di raccolta di eventuale spazzatura sono quasi assenti.
Quando ci sono, sono spesso più piccoli di un bidoncino per uso domestico, ed invece di essere disposti strategicamente dove si può presumere che la spazzatura possa prodursi, sono distanti, in collocazioni di improbabile impiego.
Certo, una proliferazione di bidoni implica anche, in seguito, il loro periodico e frequente svuotamento, e servono RISORSE …. Ma che alternativa c’è? Questa?
Serve anche un cambio di passo negli strumenti adottati da AMSA per la pulizia delle strade: mezzi motorizzati troppo grandi non sono di pratico impiego.
Servono mezzi di piccole dimensioni, che arrivino ovunque, e soprattutto mezzi INDIVIDUALI, portati a spalla o trascinati, manovrati individualmente, capaci di spostare piccoli rifiuti ma anche di aspirarli per convogliarli in sacchi da smaltire altrove.
E’ mai possibile che io, un uomo di 75 anni, debba andare in giro per le strade attorno a casa mia, armato di una banale scopa, per rimuovere almeno i frantumi di vetro che feriscono il mio cane in passeggiata? Non è forse vergognoso tutto questo, indegno del prestigio, immeritato, di cui gode questa città? Vogliamo superare i record negativi di città come Roma e Napoli, tanto spesso sulle cronache per queste ragioni, almeno prima che Covid e guerre accaparrassero ogni spazio mediatico?
Ma rimuovere la spazzatura non basta: bisogna impedire che si formi. Come?
Pattugliando la città con le forze dell’ordine nelle ore serali e notturne, non di giorno, ma dopo il calar del sole, quando servono, quando la città piomba nelle mani di gente poco raccomandabile sotto ogni profilo, gente che non possiamo espellere dalla città, ma ridimensionare almeno nei comportamenti, si. Gente che non si limita a produrre spazzatura, ma spesso sconfina nella criminalità, argomento su cui non voglio soffermarmi.
Se è vero che alcune competenze riguardano la Polizia di Stato (contrasto alla criminalità) altre possono, e DEVONO, essere svolte dalla Polizia Locale Milanese, adottando misure credibili di contenimento di questi fenomeni di degrado, disturbando i bivaccatori, allontanandoli dalle aree preferenziali e sequestrando quanto portano con sè. I comportamenti illeciti vanno SCORAGGIATI rendendoli non convenienti per chi li mette in atto.
Sedetevi TUTTI attorno ad un tavolo e concordate una strategia d’intervento che produca, in fretta, risultati concreti, prima che i cittadini decidano di spaccare le bottiglie di birra sulla testa dei loro abituali consumatori.
Prevenire per non dover reprimere.
Grazie per l’attenzione.
Ing. Franco Puglia
GLI SCALI FERROVIARI MILANESI, IN UN POST DI CARLO LOLLA SU FACEBOOK.
Riporto qui, integralmente, il testo di un articolo pubblicato su FaceBook da Carlo Lolla, un urbanista residente in zona Affori, incentrato sullo scalo ferroviario di Porta Romana, ma utile a capire come viene affrontato il tema in questione, che riguarda tutte le zone di Milano.
Aggiungo che, dopo l’esito delle scorse elezioni amministrative, questo spazio di rete non è più necessariamente limitato ai problemi locali del Municipio 9, non avendo più finalità elettorali. Milano è una sola grande città, pur con i suoi quartieri. La suddivisione in Municipi aveva finalità di decentramento amministrativo, ma i GRANDI temi riguardano TUTTO il territorio metropolitano milanese e non soltanto qualche quartiere.
Carlo Lolla

Prima di iniziare un breve commento sull’area dello Scalo di Porta Romana ritengo opportuno domandarsi l’alto costo di acquisizione e quindi l’impatto sul mercato confrontandolo con altra area milanese, posta sempre in zona sud di Milano e ben servita anch’essa. Il tutto come premessa.
L’area edificabile, che accennavo per il confronto, è di 25 Ha circa. Il terreno, per l’esattezza, ha una superficie di 247.097,00 mq., ed era di proprietà del gruppo Acqua Marcia Immobiliare srl., trovasi in via Calchi Taeggi/Bisceglie e, seppur in zona periferica ma servitissima, si fa per dire, è adiacente al capolinea della MM1 Bisceglie.
L’iter operativo-amministrativo ebbe uno stop a causa di problemi tecnici e finanziari, e la conseguenza fu che la società Acqua Marcia fallì e il cespite venne messo all’asta. Per la riqualificazione dell’area si propose un P.I.I. (Piano Integrato di Intervento), e Acqua Marcia si associò, nella proposta, con l’impresa Borio & Mangiarotti proprietaria di un’area limitrofa, denominata “Torri Parco Bisceglie”. Tutte e due le proprietà, presentando il Piano Integrato di Intervento, ottennero l’autorizzazione a edificare. Vennero presentati i primi progetti ma, come a volte capita, alcuni comitati esterni di cittadini, con il contributo della Zona, iniziarono a contestare sulla inadeguatezza del progetto, sulla sua eccessiva volumetria e su una ex-area di risulta di materiali edili. Tant’è che intervenne la Procura, aprì un processo e il capo di imputazione fu lo stato di bonifica del terreno.
Si perse del tempo, circa tre anni, ma alla fine tutti furono assolti con formula piena, ma creando costi processuali e non solo. Tant’è che il processo creò al gruppo Acqua Marcia qualche problema finanziario, grazie soprattutto a questo fermo cantiere, e la conclusione fu: fallimento.
L’area Acqua Marcia fu messa all’asta. Dopo un congruo periodo di tempo, l’unica offerta presentata fu quella dell’impresa Borio Mangiarotti (l’altro soggetto principale dell’iniziativa). La proposta, irrevocabile d’acquisto, della Borio Mangiarotti fu di € 7.400.000,00, con pagamento dilazionato, pari ad un valore di circa 296 mila euro all’ettaro. Questo valore proposto rimase agli atti per diverso tempo, e nessun altro stakeholder, pur conoscendone la disponibilità, presentò un’offerta superiore. L’area era appetibile e apparve strano che nessuno operatore, finanziatore, fondo d’investimento non abbia dato segni di interesse. Chissà come mai. Così la Borio Mangiarotti, già partner di Acqua Marcia S.P.A., nel P.I.I. (Piano Integrato d’Intervento) come Torri Parco Bisceglie, riuscì ad acquisire l’area.
Ora l’attuale progetto di Calchi Taeggi/Bisceglie, denominato non più Torri Parco Bisceglie, ha preso l’appellativo come “Sei Milano”. Il masterplan è rimasto pressoché lo stesso all’originale, e si può ben dire che l’operatore ne ha tratto un grande vantaggio (valore di acquisizione, 296.000,00 euro/ettaro!), oltre ad altri vari benefit. Il grosso delle pratiche amministrative era già praticamente quasi fatto anni prima con Acqua Marcia, la stessa aveva scucito indennizzi per liberare orti abusivi che insistevano sul terreno.
E’ anche vero che qualcosa è stato modificato nella posizione morfologica degli edifici; il boulevard è nella stessa sede; la percorrenza interna pure; gli svincoli esterni, già studiati e discussi negli anni 2000 idem; gli edifici si modificheranno un po’ nel design; al verde ora si interessa lo studio paesaggistico Michel Desvign (allora era la Land.srl); il progetto integrativo ora è dello studio di architettura Mario Cuccinella (ai tempi era lo studio di architettura Piergiorgio Armani di Piacenza); persino lo studio legale Gianni & Origoni è presente ora come allora.
Si può ben dire che l’iniziativa ha avuto un grosso contributo a suo tempo. La conclusione mi pare ovvia: il prezzo corrisposto per l’area Calchi Taeggi/Bisceglie è stato un grosso affare, e se lo paragoniamo al valore di acquisizione da parte della società Coima S.G.R, molto addentro all’operazione Scali Ferroviari di Milano, si può ben dire che l’esborso per aggiudicarsi il terreno dello Scalo di Porta Romana (prospettiva Villaggio Olimpico 2026) a soli 9 milioni di euro all’ettaro è trenta volte superiore!
Mi domando a quale prezzo saranno venduti gli alloggi, se non li avranno venduti prima sulla carta, una volta terminate le Olimpiadi del 2026, da parte della proprietà. Ci si può porre degli interrogativi? Come mai, prima che si assegnasse l’area da parte del giudice del fallimento alla Borio Mangiarotti, nessuno tra Fondazioni, Imprese costruttrici, Fondi di Investimento, Gruppi Finanziari ha ritenuto che il prezzo offerto fosse un po’ bassino e che quindi era il caso di pensarci ed approfittarne?
Forse per un rischio politico, nel senso di evitare conflitti? Paura di intralcio tra potenti interessi? Bah! Può essere.
Fatto sta che l’area dello Scalo Romana costa 9.000.000,00 di euro per Ettaro pari a 180.000.000,00 milioni complessivi!!! Per lo Scalo è stato promosso il bando dal Fondo Porta Romana (partecipato da Coima Esg City Impact Fund, Covivio e Prada Holding), e ha sortito un progetto vinto dallo studio Outocomist, Diller Scofidio + Renfro, PLP Architecture, Carlo Ratti Associati, con Gross. Max., Nigel Dunnett Studio, Arup, Portland Design, Systematica, Studio Zoppini, Aecom, Land, Artelia, un progetto scelto tra sei team finalisti.
Il “Parco Romana”, così viene definito per il momento, progettato in questa grande area dell’ex scalo ferroviario, verrà utilizzato dapprima come villaggio Olimpico per le Olimpiadi invernali Milano Cortina del 2026, e prevederà in seguito residenze e spazi lavorativi in una zona chiamata “car free”, per una disponibilità di circa 10mila persone.
Il progetto prevede più che altro il recupero di un area fatiscente, con conseguente rinnovamento architettonico dello Scalo ferroviario di Porta Romana, desiderato, previsto, voluto dalla Fondazione Prada, che già anni prima aveva previsto di rigenerare la zona come primo passo nel realizzare un complesso museale, tant’è che negli ultimi anni questa fetta di periferia a sud della città ha iniziato a rinnovarsi in strutture e servizi.
La trasformazione dello spazio seguirà più o meno alcuni step. L’intenzione principale è quella di creare un bene pubblico ricco di biodiversità; mettere in simbiosi con il paesaggio naturale; fare interventi di mitigazione della ferrovia; ideare una high line per la gente che sia in relazione con spazi pubblici e privati; un’idea colta dalla linea sopraelevata delle ferrovie a Manhattan; cortili socializzanti; piazza pubblica a più livelli; uffici; villaggio olimpico con futura residenza; modello digitale dello sviluppo fisico; valutazione della vita continua; ottimizzare i fattori economici, sociali, culturali e ambientali; allinearsi negli obbiettivi di ambiente ed ecologia ai protocolli di Parigi e al green europeo, nonché resilienza.
Questo in sintesi quello che si sono prefissi gli studi operativi al progetto generale. Non sappiamo ancora come, ma riteniamo importante che sia eseguita una bonifica capillare onde evitare passate esperienze tipo Expo, Area Gasometri, Santa Giulia, ed evitare varianti in corso d’opera massacrabili.
Non so perché la linea ferroviaria, tuttora attiva, sia solamente coperta in parte, circa 100 metri. La motivazione di questa scelta è riferita al dato che non è possibile scavare a fondo nella parte lasciata scoperta giacché esistono in sottosuolo canali che ne ostacolano la fattibilità. Sarà vero ma tutto si può fare. Come intendono coprire il breve tratto, creando una piccola collina verde, è possibile farlo per tutta la sua lunghezza dell’area da est ad ovest.
Questo si potrebbe benissimo rendere operante tramite una copertura con terrapieni artificiali, anche ampliando di più il tunnel di scorrimento, in modo tale che il soprastante futuro Parco sia più dolce e armonioso , ospitando non solo la linea ferroviaria, ma una eventuale nuova strada di scorrimento, utile per l’attraversamento da est a ovest e da nord a sud; immettere gallerie tecnologiche, evitando così futuri scavi sia in sede stradale sia sui marciapiedi, un cuci e scuci continuo, come avviene normalmente eseguito nella nostra città dalle varie società di servizi.
Con i terrapieni artificiali si possono raggiungere altezze di poco più di 8 metri. Si avrebbe, così, un radicale miglioramento ambientale in tutta l’area, con innovazioni urbanistiche di segno positivo.
Penso sia un’occasione unica di un intervento determinante e una grande opportunità nell’interesse di tutta la città che saprà cogliere e apprezzare.
Si vuole mitigare? Bene! Il valore urbanistico-ambientale delle opere in sotterraneo tendono sempre a mitigare al massimo l’impatto ambientale, rendendolo, le aree soprastanti, più gradevoli e paesaggisticamente più libere e pulite. L’interramento coordinato con le nuove esigenze tecnologiche in spazi modularmente pensati, offre al pedone, al verde, ai musei, alle opere d’arte, alle fontane, ai monumenti, alle attività ludiche, spazi da usufruire, e conseguentemente di integrazione non solo in periferia, dando un equilibrio nel tessuto urbano.
Guardando il master plan personalmente non amo edifici ad C, li ritengo troppo pesanti esteticamente, gravano nel design così come eventuali edifici trapezoidali che richiamano la sagoma dei templi Maya. Inoltre mi domando: ma una volta terminato l’intervento siamo sicuri che l’ordine, la manutenzione, la pulizia avranno la massima attenzione?
Con tutti quegli spazi aperti, quei su e giù dalle scale per giungere alla stazione, quei passaggi coperti traforati, quegli angoli angusti, oltre alle are scoperte a prato: quale sarà la stato? Non è che ci troveremo con spazi, angoli, camminamenti di una sporcizia unica? In una progettazione penso che si deve pensare anche a questi futuri obblighi. Ci sarà attenzione da parte delle forze dell’ordine poter controllare, così da evitare zone d’ombra dove il mal costume, e la malavita la potranno fare da padroni? Tutto è bello, ma fintanto che la società civile non raggiunge quel trend rispettoso e civile della cosa comune, il progetto sulla carta sarà piacevole, gradevole, affascinante ma poi può diventare la rappresentazione di una discarica.
Il progetto deve avere quella capacità psicologica-economica, in grado di offrire una soluzione a vecchissimi problemi urbanistici milanesi, soprattutto rilanciare la vivibilità della periferia. Questo diaframma attualmente crea una barriera ai limiti dell’incomunicabilità ed ben si fa nel ricomporre questo vuoto urbano. Ciò evita l’ emarginazione e la vita, già di per sé difficile, ai limiti della ghettizzazione.
Questa futura apertura e unione cittadina offrirebbe spazi ad uso pubblico, spazi a verde, completo di essenze appagatrici all’animo. Se poi si collegasse l’area recuperata ai raggi verdi, di preistorica memoria, sarebbe un fiore all’occhiello in più.
LA DEBACLE DEL CENTRODESTRA
A Milano Giuseppe Sala ha sbaragliato il suo avversario, lo sconosciuto ai più Luca Bernardo.
Nel link sottostante i dati riportati dal Corriere. https://www.corriere.it/…/risult…/milano_015146.shtml?refresh_ce
Ma i numeri dicono anche altro: la somma dei voti raccolti dai vari candidati è di soli 480’608 voti validi, su un totale di 1’007’775 voti possibili, stando alla percentuale riportata del 47,69% dei votanti. Ed i voti raccolti da Giuseppe Sala sono soltanto 277.478, pari al 27,5% dei voti possibili, se tutti fossero andati alle urne.
Quindi Sala farà il bello ed il cattivo tempo a Milano con il consenso di poco più di 1/4 dell’elettorato.
Se poi consideriamo che la popolazione residente milanese è di 1’395’484 abitanti (Luglio 2021) significa che circa il 20% della popolazione milanese ha deciso il destino anche del restante 80%. Vero è che nella popolazione complessiva ci sono anche residenti senza diritto di voto, come i minori e gli stranieri senza cittadinanza.
Una tale condizione oggettiva, comunque, non ha nulla a che vedere con l’esercizio di una DEMOCRAZIA rappresentativa. D’accordo, chi tace acconsente, in teoria, ma non è così: chi tace ha RIBREZZO per l’insieme dell’offerta politica in campo, oppure se ne frega di tutto e di tutti, salvo poi lamentarsi ad ogni piè sospinto.
Altri 5 anni di governo di questo centrosinistra milanese e possiamo accantonare per sempre l’idea di una Milano da vivere, perché nella città la qualità della vita scivolerà oltre ogni limite di tollerabilità, salvo per i tanti immigrati, che aumenteranno, per i quali il peggio ha ben altre connotazioni.
E CHI dobbiamo ringraziare? Dobbiamo ringraziare QUESTO centrodestra, e Matteo Salvini in particolare, perché le responsabilità della sconfitta hanno nome e cognome. E neppure la Meloni è estranea a queste responsabilità.
Infatti questo centrodestra ha cavalcato la pur minoritaria opinione pubblica NOVAX e si è condannato di conseguenza ad una posizione minoritaria, quella dei NOVAX, condannando buona parte del suo elettorato all’astensione o regalandolo a questa sinistra di marca “green”.
Persino i cani che circolano in città avevano capito che, se 3/4 della popolazione si vaccina, sposare il 1/4 che rimane ti condanna ad essere perdente, perché poca gente sa quello che il governo cittadino fa o non fa in città, nel suo insieme, ma vota per appartenenza, perché si riconosce o meno nelle linee di politica nazionale, salvo nei villaggi, dove contano le persone più delle bandiere.
Dire che sono desolato è dire poco, ed immagino la delusione di tutti i candidati di questa Lista Civica, a partire da Giuseppe Lardieri, poi Michele Polito e tutti gli altri, che si sono fatti in quattro per le strade del Municipio 9 durante questa forsennata campagna elettorale.
Si, una sconfitta di queste proporzioni non era nelle attese, ma questa è la cruda realtà.
CHE FARE ADESSO? NON DEMORDERE.
La politica, quella VERA, è AZIONE. L’azione non richiede uno scranno in un Consiglio municipale; l’azione si esercita nella vita di tutti i giorni, con costanza, perseveranza, individuando i problemi, proponendo soluzioni concrete e poi combattendo per fare in modo che le proposte trovino attuazione, NONOSTANTE il governo avverso, nonostante ogni difficoltà.
COME FARE?
Lavorando ad un progetto politico cittadino senza finalità elettorali immediate, ma capace di coinvolgere gradualmente la popolazione dei quartieri, in maniera capillare, poco alla volta, passo dopo passo.
Mobilitando la popolazione nelle fasi di denuncia dei problemi e di proposta di soluzione.
Martellando senza tregua la Pubblica Amministrazione, prima ancora che la politica, perché intervenga DOVE serve e COME serve.
Il medesimo lavoro che si sarebbe potuto fare nell’ambito di un Consiglio municipale si può anche fare all’interno di un “GOVERNO OMBRA”, perché il lavoro da fare è il medesimo: è diversa soltanto la VESTE con la quale si formulano le proposte e si interviene sui poteri costituiti.
Questo sito web può, e DEVE, cambiare forma ed obiettivi. Può essere trasformato in un progetto di aggregazione civica con finalità non elettorali, ma di azione territoriale immediata. Se chi ha creduto in questa lista elettorale se la sente di proseguire, senza abbandonare il campo, io continuerò a collaborare come ho fatto, con i miei limiti, in questa fase.
Franco Puglia
LA POLITICA MILANESE DEVE PARTIRE DAI MUNICIPI
Credo importante pubblicare questo post di Simone Sollazzo, consigliere uscente del Movimento 5 Stelle a Palazzo Marino, che non si ricandida in questa tornata elettorale a causa di difficoltà nella formazione della Lista Civica che aveva tentato di far decollare.
Conosco molto bene Simone e gli sono stato vicino in alcuni momenti, anche se le mie idee non coincidono con quelle del Movimento 5 Stelle.
Simone afferma qui ciò che ogni candidato sindaco dovrebbe sottoscrivere, firmando col sangue, e non sarebbe male se Bernardo lo facesse, sfidando Sala a fare altrettanto.
Ma non credo accadrà … Ing. Franco Puglia
Così scrive Simone Sollazzo nel gruppo FB Cittadini del Municipio 9 di Milano:
“MUNICIPI – Dove nasce la #Politica”Lo dico subito che credo nelle #Municipalità.
Credo nella attività dei Municipi di Milano, o meglio, vorrei crederci ancora nonostante riforme che ne hanno limitato ulteriormente l’azione e le possibilità di “incidere” davvero nella vita politica di questa città. Di conseguenza sono diventati solo “laboratori” o peggio ancora, considerati, come nello sport, una serie minore, per preparare nuovi campioni in attesa del grande salto, o per permettere a vecchie glorie della politica di esibire ancora qualche colpo di talento.
Mai niente di più volgare e denigratorio come una simile impostazione.
Da una parte è sicuramente vero che il Municipio sia stato privato di libertà decisionali e finanziarie da renderlo un semplice sfogatoio di quartieri, ma questo non significa che dobbiamo accettare questa tendenza in modalità passiva fino a farla diventare una “abitudine”, come da costume tipicamente italiano del farsi scivolare addosso tutto, comprese le situazioni più castranti.
Nella scorsa consiliatura posso dire con tutta l’onestà possibile in natura, che non ho mai sottovalutato un parere consultivo del Municipio. Ho visto ribaltarne o confermarne l’esito in fase di dibattito comunale ma non penso di averlo mai considerato come qualcosa di trascurabile.
Ed è per questo senso di rispetto che ritorno a dire che una delle nostre priorità di questo Ottobre sia di ridare dignità e attenzione a quelli che a mio parere sono i primi ricettori e punti di approdo delle (sacrosante) segnalazioni cittadine.
Il Municipio non è una palestra o una serie minore di un campionato, né tantomeno un cattedra abusiva da mantenere. Al contrario il Municipio è la parte principale di una amministrazione e di un processo di governo che ha la responsabilità di mantenere un dialogo diretto con i quartieri e favorire l’interazione continua fra cittadinanza e istituzione.
Direi che va ben oltre la semplice etichetta e i ruoli da ripartire o l’immagine da salvaguardare in un ottica partitica.
È un punto di raccolta e di inizio di una progettualità che spero e che dovremo rivedere con il coraggio di spingerla ben oltre una buca da rattoppare sul manto stradale o una manutenzione del verde di prossimità.
Il Municipio è il primo punto da cui parte tutta la #politica. È l’abc di una seria attività di valutazione da cui poi un sindaco sensibile al bene comune dovrebbe rapportarsi per ogni tipo di direttiva cittadina. Perché credo che comunque ,in veste di politici locali possiamo solo metterci una retorica e una nostra personale abilità nell’argomentare determinate esigenze.
Ma alla fine “il sale della politica” lo fanno sempre e comunque le segnalazioni.
E i Municipi sono proprio i punti di partenza e smistamento di tali segnalazioni.
Tre punti di ripartenza e di sfida a mio parere si presentano già dalla mattina del 5 Ottobre:
– il Sindaco appena nominato possa subito chiamare a rapporto i Presidenti delle 9 Municipalità
per stendere insieme un cronoprogramma di serie istanze programmatiche e tematiche
condivise. Dalla sicurezza alla sanità e l’urbanistica locale.
– Lavorare per l’incremento di una “autonomia decisionale” e un “budget” annuale più adeguato
per favorire destinazioni di spesa per ogni Municipio senza dipendere sempre dal benestare di
una divisione specifica della amministrazione centrale. #
– Sviluppare una operatività distinta per ogni Municipio in cui emerga il concetto di
partecipazione e di pareri vincolanti che possano finalmente incidere sulla attività della
amministrazione centrale.
Non mi dispiace quindi l’idea di sostenere la presentazione di più referendum su base “Municipale” su temi cruciali come l’abbattimento di San Siro alla riapertura fatidica dei Navigli ,tanto per citare degli esempi pratici.
E dove una Amministrazione ha la fortuna di potersi poggiare su più realtà locali di supporto e dignità operativa, minori diventano le probabilità di fallire negli intenti. Ciò che abbiamo considerato una palla al piede o una spesa da accollarsi in passato, in realtà sono la nostra più grande forza.
Pensiamoci. E pensiamo soprattutto a cancellare il preconcetto che le “Serie B” non esistono…
RICORDI DI UN’EPOCA E RIFLESSIONI SULL’OGGI.

Riproponiamo un post su FaceBook del 2019, di Maria Anna Caracciolo, candidata al Municipio 9 in questa Lista Civica.
Maria Anna Caracciolo, 29 giugno 2019
Un abbraccio, Clemente, che la terra ti sia lieve.
Ripubblico questo post, certa della tua approvazione.
Il ricordo di un pomeriggio per me indimenticabile. Grazie.
Spirit de Milan: “2 giugno 2019” – (festa della Repubblica)
Allo Spirit de Milan (ex Livellara) si suona, si balla, si seguono lezioni di dialetto milanese, si gioca a carte, si beve e soprattutto ci si ritrova in compagnia fra giovani o più datati amici. Ogni volta per me una scoperta, dando retta alla curiosità di conoscere persone che mi attraggono per la loro lucidità, seppur non giovanissimi, nel raccontare fatti, eventi di storia e costume del loro quartiere. Uno stimolo a raccogliere il vissuto di chi ha voglia di narrarlo da testimone. Oggi Clemente, 85 anni, sta giocando a carte con tre amici: ghiotta è l’occasione per ascoltare ciò che mi dirà dopo aver calato un asso di bastoni, facendo esultare il suo compagno di tavolo. Mi attira molto questo personaggio, mi avvicino senza disturbare ed ho le orecchie come Dumbo.
“73 ani fa si votava per scegliere tra monarchia e repubblica. Il referendum diede ragione alla repubblica ed io avevo ca.13 anni”, dice rivolgendosi a me, guardandomi con scetticismo e non capacitandosi della mia presenza a quel tavolo di soli uomini. Ci guardiamo, ci presentiamo e nasce subito una simpatia reciproca. Mi sento sollevata e arguisco che posso restare .
E’ un fiume di descrizioni che faccio fatica a mettere a dimora istantaneamente: mi affretto a prendere appunti. Alcuni dettagli li tralascio perché attinenti alla sua sfera privatissima e rispetto il nostro accordo.
“Re Umberto di Savoia, detto “Stelassa” in riferimento alle sue presunte tendenze omosessuali, lasciò l’Italia per rifugiarsi in Portogallo”.
Vorrei approfondire il tema sulla sessualità del Re ma non me ne dà tempo : “lo riprenderemo con calma, se vorrà”, mi dice, aggiungendo e precisando che quello che mi dirà fu esattamente il clima di allora. Ascolto, libera di fare le mie considerazioni come quelle di chi sta leggendo.
“Nel 48 le elezioni politiche furono le prime, comunisti e socialisti si unirono in una coalizione chiamata fronte popolare. Pietro Nenni, socialista e persona a modo, fu sprovveduto ed ingenuo.
Come nei paesi dell’est Europa i socialisti aiutarono i comunisti ad andare al potere.
Scuotevano l’albero ma erano i comunisti a raccogliere le mele.
Passando davanti alle osterie della Bovisa, seppur piccolo, sentivo discorsi di comunisti che, sicuri di vincere, minacciavano epurazioni: con questo atteggiamento, ho sempre pensato, persero alle urne. L’uscita dal PSI di Giuseppe Saragat per fondare il PSDI tolse molti voti al fronte popolare ed intanto in Bovisa la ex casa del fascio diventa casa del popolo. I comunisti organizzarono gruppi di bambini della mia età facendoli sfilare con fazzoletto rosso al collo e basco blu per tutto il quartiere: si chiamarono pionieri, sostituendo i balilla oramai decaduti.
Il partito comunista, era la contro faccia atea della Chiesa, avevano in molte osterie fondato cellule intestate a partigiani caduti: i loro martiri. Il fronte popolare aveva come simbolo il volto di Garibaldi. La mia insegnante, che non era di sinistra, fece girare in classe una effigie in cartone dell’eroe dei due mondi: tirando la linguetta Garibaldi spariva ed appariva Stalin.
Lo slogan era: “Giù la maschera”.
Durante i venti anni di dittatura fascista gli adulti non furono mai chiamati a votare, diffidati anche dall’immischiarsi in temi che riguardassero la politica. Nelle fabbriche ed uffici furono appesi in quel periodo fascista cartelli che ammonivano : “Qui non si parla di politica, qui si lavora”.
L’ignoranza della gente fu molto sfruttata. Non esistevano TV, cellulari, tablets, internet; solo comizi nelle piazze o articoli nei giornali di partito. L’Unità (comunista), l’Avanti (socialista per la sinistra), Il popolo (Democrazia Cristiana).
Gli attivisti erano impegnati a vendere giornali porta a porta ed Il fronte popolare si ergeva a difensore delle masse lavoratrici. La democrazia cristiana era appoggiata dalla Chiesa ed i parroci comiziavano dai pulpiti. Pio XII scomunicò i comunisti e li definì apostati che incorrevano alla scomunica della Chiesa.
Mia madre, una tiepida di sinistra, mio padre grande sostenitore. Quando vinse la DC fu deluso dal risultato delle elezioni, ma rimase compagno per tutta la vita. Non tollerava che qualcuno avesse idee politiche contrarie alle sue, in casa imperava la censura e non entravano giornali o riviste che a lui non fossero graditi. Diceva: “In ca mia vegnen no”! (in casa mia non entrano).
Si dichiarava antifascista non accorgendosi che lui stesso applicava quella censura fascista che limitava e soffocava la libertà di espressione e di critica”.
Reclamano Clemente a smazzare le carte e lo saluto ringraziandolo per questa testimonianza. Lucido e attento a ciò che lo circonda nota la mia bicicletta scivolata a terra: si alza e mi aiuta a sistemare il sellino. Prima di incrociare il saluto con una stretta di mano, gli chiedo se ne è convinto, dopo avergli detto che ho amici omosessuali. Un po’ resta spiazzato, ma mi abbraccia, sorridendo, invitandomi ad un aperitivo in un prossimo incontro .
Clemente, un uomo che mi ha raccontato un pezzo della sua vita, in un quartiere alle porte di Milano che si chiama Bovisa e che lo ha visto nascere. Grazie per avermi autorizzato la pubblicazione e riportare tal quale ciò che mi è stato raccontato.
Ognuno ha la propria storia,le proprie idee politiche, il proprio credo. Ascoltare aiuta anche a capire meglio le atmosfere che si vivevano in tempi passati, ma non molto lontani.
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Questa storia merita una riflessione a parte, perché parla di politica in un’epoca di drammatiche contrapposizioni, mentre era in corso la “guerra fredda”, dopo quella calda combattuta sino al 1945. Ci racconta del mai sanato conflitto tra la “sinistra”, che all’epoca significava “comunismo”, e la destra, che all’epoca significava ancora “fascismo”, una distinzione mai sopita dal tempo, oggi edulcorata, ma solo in parte, che ci ripropone i medesimi dilemmi in questo scorcio di campagna elettorale milanese, dove la sinistra non è più quella, ma in parte non è cambiata, soprattutto negli atteggiamenti di intransigenza ideologica, dove le ragioni dell’avversario non hanno spazio, perché la VERITA’, interpretata in senso quasi religioso, non può che essere una sola. Dalla parte opposta la destra non più fascista, ma ancora tale per la sinistra, che coglie ogni occasione per affibbiare quello che ormai è un epiteto, usando un termine desueto, che caratterizza un momento storico, speriamo irripetibile, del nostro passato non poi così lontano.
Ed il grande assente resta, come sempre, l’UNITA’ NAZIONALE, i sentirsi tutti cittadini facenti parte di un medesimo progetto di vita, di un medesimo futuro, nella pluralità democratica dei punti di vista, nel rispetto delle minoranze, mettendo da parte la dittatura della maggioranza.
Una storia, quella di Clemente, che in parte ho vissuto anch’io, che commento questo bellissimo scritto di Maria Anna Caracciolo, perché i ricordi di Clemente sono anche i miei, sebbene lui mi abbia preceduto di una dozzina d’anni lungo il percorso della vita.
Ed in questo difficile 2021 di tarda pandemia virale siamo ancora qui, senza una vera visione comune di futuro, a contenderci il controllo politico di questa metropoli decadente, una Milano che non è più da bere, ma da ricostruire, economicamente e socialmente, reinventandone il ruolo di motore nazionale che, sin dal dopoguerra del ’45, ha sempre interpretato, all’epoca come motore dello sviluppo industriale, e quindi della ricchezza nazionale, ed oggi ….
Ed oggi non sappiamo dove ci conducono i nostri passi, in un panorama politico e sociale frammentato sino all’inverosimile, in un’Europa che appare sempre meno all’altezza dei nostri sogni giovanili, in un mondo sempre più fragile, devastato dal clima che imperversa e scosso dalle crisi economiche e sociali di un terzo mondo che scivola verso il quarto, mentre gli equilibri di potenza si spostano ad oriente.
Ed in questo scenario un pugno di donne e di uomini si spende per le strade della nostra città, per promuovere un sogno di cambiamento, neppure dai contorni così definiti, ma nel quale i confini tra destra e sinistra sono talvolta sfumati, perché si fa sempre più pressante il bisogno, fatto di cose concrete, che non hanno colore politico, che hanno bisogno di alleati, non di avversari, di cooperazione, non di steccati.
Chissà se la cittadinanza milanese sarà in grado di comprenderlo.
Ing. Franco Puglia
ASCOLTANDO PARLARE BERNARDO
Così si esprime Maria Anna Caracciolo, candidata per il Consiglio del Municipio 9, dopo aver ascoltato le parole del Dott. Bernardo, candidato del Centrodestra a Sindaco di Milano.
Carissimi colleghi, le parole di Bernardo mi portano ad esprimervi quel che penso.
Il candidato sindaco Bernardo va sostenuto, perché le sue motivazioni toccano la sensibilità mia come dell’elettore.
Un lavoro, il suo di chirurgo, che implica attenzione costante e responsabilità.
Ha in mano la vita di piccoli cittadini che diventeranno adulti.
Nel suo lavoro sono assolutamente necessari lucidità e decisione per il bene di chi si affida a lui. Situazioni sempre difficilissime, dove razionalità, tempismo e senso del dovere giocano ruoli assolutamente fondamentali, uniti al suo lato umano, componente importantissima nel relazionarsi con i pazienti.
Razionalità, decisionismo, tempismo e umanità, che attengono al suo modus pensandi ed agendi. Persona che ha accumulato meriti professionali ed umani indiscutibili occupandosi anche del sociale. Questo è ciò che esprimo parlando con la gente per strada, nel mio quartiere.
Il presidente Lardieri ha al suo arco, oltre al grande impegno sempre dimostrato, la caparbietà di portare e cercare di realizzare quanto promesso anche e soprattutto laddove la latitanza del Comune l ‘ha fatta spudoratamente da padrona in questi anni: nelle periferie.
Essere tra la gente sempre, con il termometro della situazione.
Non va dimenticata l’ emergenza Covid , dove la sua vicinanza morale e materiale verso i cittadini del Municipio 9 è stata ed è utilissima a moltissimi anziani caduti nel panico .
Penso che la politica debba possedere assolutamente la sua parte nobile, quella nobiltà di animo che ti fa stare tra le gente e con la gente, quella nobiltà che ti fa capire le reali esigenze del cittadino rispettandone la dignità.
Il dovere di esserci sempre, che appartiene a pochi.
Queste sono le peculiarità del presidente, questo dico ai cittadini che mi avvicinano mentre lavoro per strada (sto ultimando un murales) spiegando la loro centralità nel nostro progetto.
In bocca al lupo a tutti ; viva il lupo. Sono con voi anche se fisicamente latitante in questo periodo per me davvero caotico per le motivazioni già spiegate.
Faccio tutto ciò che mi e’ possibile. Continuo a crederci insieme a voi: siete grandi!
Grazie. Maria Anna Caracciolo